Il sito archeologico di Teotihuacan


La storia di Teotihuacan

Se vi trovate a Città del Messico e avete una giornata libera vale sicuramente la pena percorrere una quarantina di chilometri e immergersi nell’antica storia degli Aztechi, visitando il sito archeologico di Teotihuacan.

sito archeologico di Teotihuacan

Chiamata anche “Città degli dèi”, Teotihuacan, con le sue meravigliose costruzioni (in particolare le piramidi) a 2.300 metri di altitudine,  racchiude le vestigia di una delle più antiche civiltà precolombiane dell’America Centrale . Gli studiosi non sono ancora riusciti a stabilire chi abbia effettivamente edificato questa città. Si sa però che la costruzione di Teotihuacan iniziò verso il 300 a.C. e quella della Piramide del Sole intorno al 150 a.C. Gli Aztechi, che le attribuirono la definizione di la dimora degli dei , in realtà semplicemente la ereditarono visto che, quando la scoprirono, era abbandonata da più di 700 anni.

Le piramidi di Teotihuacan

sito archeologico di TeotihuacanIl mio collega Enrique si è offerto di accompagnarmi a visitare il sito archeologico di Teotihuacan ed io ne sono ben felice.


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La prima regola (come per i siti Maya che ho visitato), è di arrivare sul posto al mattino presto, in modo che il feroce sole messicano non se la prenda troppo con noi, e così facciamo. Sbrighiamo in fretta le operazioni di ingresso (gli stranieri pagano, i messicani la domenica no) e ci mettiamo subito in coda per salire i 243 gradini della Piramide del Sole (che è alta ben 65 metri).  Raccomandano di affrontarla solo se non si hanno problemi di salute o di equilibrio: i gradini sono stretti (il mio piedone rimane per metà sospeso nel vuoto…) e di altezza non regolare, e impediscono di prendere il ritmo, soprattutto scendendo. Sono stati costruiti così appositamente, come rudimentale (ma sicuramente efficace) mezzo di difesa.

Arrivati in cima lo spettacolo nel vedere il sito archeologico di Teotihuacan è veramente entusiasmante. Dopo la foto di rito mentre ricarico le energie con il sole, scendiamo per vistare le altre piramidi (case e magazzini) che, percorrendo la Calzada de los Muertos (strada dei morti), ci accompagnano verso l’ultima piramide, quella della Luna. Alta “solo” 42 metri, era adibita (sembra) ai sacrifici, visto che sono stati trovati resti umani e sepolture. Qui non è possibile al momento salire (qualcuno sembra aver preso la direttissima per scendere, facendosi male…) e non mi resta che intrattenermi a fare quattro chiacchiere con i simpatici venditori di souvenir.

Il pranzo presso il sito archeologico di Teotihuacan

Lasciamo il sito archeologico di Teotihuacan per andare finalmente a bere qualcosa e, perchè no, a mettere pure qualcosa sotto i denti. Ci dirigiamo verso un ristorante “precolombiano”, con la mia “guida personale” che già inizia a ridere sotto i baffi. All’ingresso ci accoglie una ragazza in abiti tipici mesoamericani che ci offre un bicchiere con una bevanda fresca e lattiginosa, insaporita, in un secondo momento, con un po’ di succo di fragola. Dolce, ma che provoca un leggero pizzicorìo alla lingua. “Buono!” dico io. Quindi, una volta seduti al nostro tavolo, il buon Enrique me ne fa portare una caraffa da mezzo litro.

Il Pulque

Incuriosito mi spiegano cosa sia il Pulque: una bevanda ricavata da una delle tante specie di Agave (Maguey), che le popolazioni delle aree desertiche consumano in mancanza di acqua potabile.

Il succo, estratto dalla pianta attraverso un foro nelle foglie, viene fatto fermentare leggermente (ecco il pizzicorio sulla lingua a cosa era dovuto…) e diventa il vero e proprio Pulque, bevanda nazionale messicana, soppiantata dalla birra solo dopo l’arrivo dei conquistadores spagnoli. Nessuno però si è preoccupato di dirmi che il Pulque ha la “simpatica” caratteristica di fermentare anche nello stormaco, aumentando il suo grado alcolico, che può arrivare escamolesfino a 18°. Cosa che deve essere successa anche nel mio caso, “tagliandomi” letteralmente le gambe…

Il cibo

Arrivano poi, in successione, le immancabili tortillas (rigorosamente di mais). E quello che mi viene presentato come il “caviale della terra” che a me, in realtà, sembra semplicemente avena bollita. “Vai a capire i messicani” – mi dico – e, dopo averne messo un po’ su una tortilla, la assaggio. Solo allora Enrique, che non riesce più a trattenersi, mi spiega di cosa si tratta: “escamoles”, ossia uova di formica! Difficili da trovare e ancor più da raccogliere, sono talmente pregiate da essere addirittura associate al caviale tradizionale. A parte l’idea in sé (opinabile o meno) di considerare le uova di formica una prelibatezza, è la tipica pietanza della quale, tornato in italia, non sentirò di certo la mancanza.

Il Museo del Tequila

Dopo la mattinata presso il sito archeologico di Teotihuacan ci dirigiamo a Garibaldi, al museo del Tequila (per chi non lo sapesse, è maschile, Tequila…). Oltre a vedere il processo di produzione del Tequila e del Mezcal, possiamo provare qualche shot. Ufficialmente per poter capirne la differenza, ufficiosamente per darci il colpo di grazia.

All’uscita i Mariachi ci intrattengono con le loro musiche, aiutando se fosse possibile ancora di più, ad entrare nell’atmosfera del Messico e di questa grande Città.

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